22 luglio, 2012

Blindsided

Ci sono innamoramenti musicali di cui ricordo ogni singolo attimo, compresa la prima volta che alle mie orecchie è giunta la canzone che li ha fatti nascere, o la pagina che mi ha spinto all'ascolto.
Mi ricordo la prima volta che ho visto Damon Albarn sulle pagine di Tutto Musica e Spettacolo, e il mio andare a comprare The Great Escape il giorno dopo.
Mi ricordo la prima volta che "Lost Coastlines" è passata su MTV Brand:New, e lo sguardo di Will Sheff dalla televisione di cartone che portava sulle spalle (e anche un po' gli occhi azzurri di Jonathan Meiburg).
Mi ricordo la curiosità incredibile di sentire Grace, dopo che Isabella Santacroce aveva riempito di Jeff Buckley ogni pagina di Destroy.

Come sia nata la mia passione per Bon Iver, invece, non lo so proprio. Ho cercato negli ultimi giorni di rivivere nella mia mente il momento del primo ascolto di For Emma, Forever Ago, quattro lunghi anni fa, ma in nessun modo sono riuscita a ricostruire quell'occasione, né ciò che mi abbia portato ad essa.
Ci ho pensato a lungo, dopo il concerto di giovedì al Motovelodromo di Ferrara.

Ho un rapporto travagliato con Justin Vernon (e la sua creatura musicale), tanto che l'unico termine per descriverlo che riesco a trovare è il poco signorile PARACULO.
Paraculo, perché For Emma, Forever Ago è un disco talmente bello che inventarsi tutta la storiella della capanna nel Wisconsin per creare hype era totalmente inutile.
Paraculo, perché smentire la storiella della capanna nel Wisconsin per creare hype intorno a Bon Iver, Bon Iver (che invece di bisogno ne aveva, eccome) è stata la mossa tipica del "fossifigo".
Paraculo, nelle sue scarpette da ginnastica e i video di work-out, ma sempre con il doppio mento contrito e le basette da Camillo Benso.

Paraculo ma con coerenza, Justin Vernon, tanto che potrei usare ogni parola della recensione che scrissi per Bon Iver, Bon Iver per il concerto ferrarese.

Piacione, nell'incoraggiare il pubblico al sing-along, nel dedicare uno dei pezzi più emozionali del set a un'amica lontana da tempo, e nel chiudere con una versione di "For Emma" degna di un gioco aperitivo sulla spiaggia di Varadero – mosse da sorriso compiaciuto che comunque non sono bastate a togliere dal set la patina di asetticità e distanza dei 9 elementi sul palco, perfetta incarnazione dell'indie da Grammy abituato ormai ai grandi pubblici.

Lo aspetto al varco, il caro Vernon, il prossimo 30 Ottobre qui a Milano, tra le quattro mura di un club, quando ormai sarà troppo fresco per una canottiera sdrucita. Per sentire la grande assente della serata, "Flume", come tutti sogniamo da sempre, quando ormai non sarà più la prima volta, per nessuno.

BONUS TRACK:
No, niente da ascoltare o guardare, ma qualcosa da leggere:


Un colpo di genio anonimo, che il nostro ha in questo modo commentato