30 maggio, 2012

Segnaletica #4: Heroin in Tahiti

La mia sbandata psichedelica ha trovato soddisfazione anche nella trasferta romana dell'ultima settimana. Loro hanno suonato sotto il nostro fantastico padiglione a Roma Contemporary, sono originari dell'Urbe, e non sfigurerebbero minimamente all'Austin Psych Fest.

13 maggio, 2012

Inspiral carpet #3: Bildungsroman


Sono cresciuta con il mito di Almost Famous - per una diciassettenne che del giornalismo musicale vorrebbe fare la propria vita, un film con protagonista un ragazzino assoldato da Rolling Stone per seguire una band in tour diventa una specie di feticcio pornografico.
Scrivere di musica è una vera e propria passione, una di quelle cose troppo grandi per essere fatte a cuor leggero.

Qui, purtroppo, ciò che nel sistema anglosassone - anzi, più strettamente, Statunitense - passa sotto il nome di "Rock'n'Roll Literature" non esiste; là, invece, è considerato un vero e proprio genere letterario. Comunque lo si voglia chiamare, si tratta di qualcosa che va oltre il giornalismo o la critica, oltre l'asetticità della saggistica, oltre le riviste specializzate. È scrivere non-fiction mettendo se stessi a disposizione di una cosa creata da qualcun altro, in modo assai più viscerale di quanto non possa accadere con le arti visive, almeno per quanto mi riguarda.

Nel mio empireo personale del genere, Lester Bangs e Greil Marcus occupano senza dubbio il posto più vicino a Dio. Personalità e approcci opposti (tanto rock'n'roll il primo, quanto intellettuale il secondo), che quando si incontrano riescono a dare forma ai sogni di ogni Rock Writer.

Magra consolazione dell'essere al mondo quarant'anni dopo l'epoca desiderata è, se non altro, una palese facilità nel reperire i testi.
Stranded, curato da Greil Marcus nel 1978, in Italia, ahimè, non è mai uscito, ma prolifica su Amazon.com. È proprio al suo interno che comparve per la prima volta uno dei pezzi fondamentali della Rock'n'Roll Literature, quel lungo omaggio che Lester Bangs dedica a Astral Weeks di Van Morrison diventato ormai storia.
Marcus inserirà lo scritto anche in Psychotic Reactions and Carburetor Dung, prima antologia degli scritti Bangsiani, ormai fuori catalogo nell'edizione originale (inutile cercarlo sul già citato sito, l'ultima copia disponibile era quella che vedete nella foto!), ma vivo e vegeto nella versione italiana uscita per Minimum Fax, Guida ragionevole al frastuono più atroce - ah, se solo non avesse quella prefazione di Wu Ming 1...

07 maggio, 2012

Segnaletica #3: Norwegian Black Wood

Uno dei miei gruppi preferiti del momento, per rilassarsi durante Coachella, interpreta una delle mie canzoni preferite di sempre.

The Black Angels "Norwegian Wood" - Beatles cover

03 maggio, 2012

Back to the Future

[Disclaimer: nonostante ci siano tutti i presupposti per pensare il contrario, questo blog non riceve fondi né sponsorizzazioni dalla Bella Union - ciò, comunque, non vuol significare che la scrivente rifiuterebbe pacchi dono dalla menzionata etichetta, che, a conti fatti, non sbaglia un'uscita.]

Uno dei miei dischi preferiti di sempre è Tapestry, un capolavoro scritto da Carole King, uscito nel 1971, il cui unico difetto è quello di contenere uno dei grandi classici da talent show, "(You Make Me Feel Like) A Natural Woman", l'originale comunque quanto di più lontano ci possa essere dagli urletti di Aretha Franklin che tutte cercano di imitare.
Tanto per capirci:



La scrittura di "A Natural Woman", però, risale al 1967, anno in cui comincia la nostra storia - il fatto che, nella versione di Tapestry, il backing vocal sia di Joni Mitchell, infatti, non è per nulla casuale.

È intorno a quell'anno che Laurel Canyon, un distretto nelle colline di Hollywood, comincia a popolarsi di artisti e musicisti, tra cui la stessa Carole King, ai tempi compagna di James Taylor, o la già citata Joni Mitchell, la cui casa è così descritta dal fidanzato Graham Nash:



In poco tempo, Laurel Canyon divenne il punto di riferimento per tutta la scena hippie-folk di fine anni Sessanta, per spegnersi, insieme al movimento di cui era emblema, pochi anni dopo.

A quarant'anni di distanza, far rifiorire il Laurel Canyon sound è la missione di Jonathan Wilson, trentasettenne del North Carolina, capelli lunghi e sguardo schivo, che proprio sulla collina hollywoodiana ha trovato la sua dimensione.
Dopo aver passato anni al di là del vetro nei suoi studi di registrazione - leggenda vuole siano gli ultimi rimasti interamente e solamente dotati di attrezzatura analogica - finalmente, nel 2011 è uscito con il suo primo disco ufficiale, Gentle Spirit, senza dubbio uni dei migliori titoli dello scorso anno. Psichedelia, folk, spirito hippie, dietro gli occhi più timidi che ci si possa aspettare da un uomo dall'apparenza tutt'altro che gentile.

Ieri sera, Jonathan Wilson ha suonato un mini-set negli studi di KEXP a Seattle. Un po' complicato da ascoltare on-demand, ok, ma per ingannare l'attesa tra il download e l'avvio della registrazione, ecco un piccolo esempio di cosa potrete ascoltare:






BONUS TRACK:
Tutti i cerchi si chiudono, e questo non vedo perché debba essere un'eccezione. Seguendo la programmazione e l'orario italiani, subito prima dell'inizio del set radiofonico di Jonathan Wilson, RAI5 ha trasmesso la puntata del Late Show di David Letterman la cui chiusura era affidata all'esibizione di Father John Misty. Vuole il destino, che a registrare e produrre Fear Fun, il neonato disco dell'ex Fleet Foxes, sia stato proprio Wilson. Per quale etichetta sia uscito, che ve lo dico a fare?



UPDATE:
[06.05.2012] Si è saputo solo oggi della morte di Jom McCrary, il fotografo che ha scattato la foto di copertina di Tapestry nella casa di Carole King a Laurel Canyon. La storia dello scatto è raccontata nel suo obituary sul LA Times.

01 maggio, 2012

God is a DJ

John Robert Parker Ravenscroft non sembrerebbe proprio il nome più adatto per tentare la carriera da speaker radiofonico; men che meno se a portarlo è un emigrato britannico che si presenta a un'emittente privata a Dallas, TX, nel 1965.
Ma si sa, l'apparenza inganna: dietro questa storia improbabile, infatti, si nasconde l'inizio della carriera nientemeno che di John Peel.
Una carriera che vedrà la sua fine solo nel 2004 quando Peel, sessantacinquenne, fu colpito improvvisamente da un infarto durante una vacanza in Messico. Quasi quarant'anni dietro un microfono davanti a un vetro, di cui trentasette passati negli studi di BBC1. Trentasette anni in cui lo Scouser ha contribuito a formare la storia della musica britannica, registrando più di 4000 live sessions radiofoniche con più di 2000 artisti diversi - cose di questo genere:









Alla sua morte, John Peel aveva a sua disposizione una raccolta di 65mila dischi in vinile, di cui 40mila singoli, meticolosamente schedata.
Da oggi, grazie al John Peel Centre for Creative Arts, tutto questo archivio sarà digitalizzato e reso disponibile online, su thespace.org: non solo copertine, tracklisting e libretti dei dischi, ma anche annotazioni, schede e valutazioni compilate da Peel stesso, oltre a materiale disponibile gratuitamente in streaming - tra cui 30 ore di home video girati dal DJ, inediti, scoperti nello studio della sua casa nel Suffolk.

I primi 2600 titoli appariranno nei prossimi sei mesi, 100 alla settimana, annunciati su twitter - quindi, followate immediatamente @johnpeelarchive.

UPDATE:
Il record 0001 dell'archivio è appena comparso: in ordine rigorosamente alfabetico, si tratta di un disco di Mike Absalom, Save the Last Gherkin for Me!, ed è interamente in streaming qui sotto. Enjoy!